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martedì, agosto 12, 2008

tornato oggi, e

e mentre sei trascinato dalla furia di svuotare lo zaino, di accumulare montagne di panni sporchi e supposti tali, spargere in giro biglietti,guide,depliant da conservare in "collezioni polverose in qualche angolo di casa"*, dalla voglia di non farti prendere da mille nostalgie, inebriato e disgustato dal sapore e dal profumo di strada e di sabbia e tela cerata, la vedi.

diciassette giorni senza suonare.

riversati in quei cinque minuti di polpastrelli di nuovo vergini, niente più calli, ricominci a sentire quel dolore che ti mancava come un piacere erotico, e quelle note sporche, sporche da morire, quel pollice che esce fuori da solo, l'armonia che va a farsi fottere, che ti sembra di star producendo chissà quale melodia geniale innovativa e sublime...

poi ti rendi conto che stai strimpellando le solite quattro frasi bluseggianti che ripeti ciclicamente, la magia inizia a sfumare, ti sembra che i polpastrelli non siano proprio così puliti e candidi, poggi la tua Ibanez PF60, acustica senza pretese, da beginners (ottima per chi rimarrà sempre un beginner).

sorridi per quei minuti sublimi e torni alle tue faccende, ringraziando sottovoce qualche Dio della musica per la sporca naturalezza di quelle tre o quattro cose rimaste al mondo.


* Cappello a cilindro, ora trasformatisi in "Eva Mon Amour"

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