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giovedì, gennaio 31, 2008

sono rimasto a guardare.

Scesi dall' aereo, c'è questa fantastica pratica di perdere buoni quindici minuti ad aspettare che un bus si riempia per fare 200 metri, con un sostanziale spreco di tempo e inquinamento gratuito.

Quella sera, l'unica cosa consolante nel paesaggio erano le decorazioni natalizie dell' Oriocenter.

Non mi ricordo cosa stavo pensando quando a qualche centimetro da me ho visto di spalle un uomo tremare, urlare, sbattersi la testa con violenza sul vetro del bus, e poi stramazzare a terra. Ricordo solo di essere rimasto impietrito come un manichino mentre mi ronzavano in testa dei termini lontani, letti e sentiti raccontare, ma mai vissuti. Desideravo fosse tutto dietro a uno schermo.

Poi, lo sguardo di disgusto e voglia più di fuggire che fare qualcosa ha colpito tutti, voci che dicevano "sentito male", "chiamate qualcuno". Tutti, dagli uomini d' affari scocciati alle mamme con i passeggini, abbiamo fatto quello sguardo.

Poi un trentenne si è allontanato dalla sua donna e si è avvicinato, negli occhi preoccupazione e decisione. Poi le porte si sono aperte, mentre tutti sgusciavano fuori di fretta. Ricordo una ragazza che chiedeva ad alta voce, con tono stridulo e fastidioso:

"Che cos'è un attacco epilettico ?"

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lunedì, gennaio 21, 2008

il mio fantastico giardino zen

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venerdì, gennaio 18, 2008

ecco il sole

mi sento un po' un idiota mentre salgo sulla navetta e lei si allontana, verso le partenze.
la verità è che mi sento un po' un idiota tutte le volte che non le posso correre dietro.

ironia della sorte, il mio grigio ritorno è accompagnato da un cielo azzurro, spuntato fresco fresco per consolarmi. A Ciampino mi guardo un po' intorno, decido che non ho poi troppa fretta, e mi vado a prendere un cappuccino da un bar un po' troppo elegante per essere un bar "stazione". Sì, ci voglio anche il cacao.

Mentre giocherello con la schiuma, con le nuvole dietro di me si diradano i pensieri. Forse non sto poi così male. Posso respirare con calma e godermi questo momento, la tensione rilasciata, un' amarezza di fondo piena di speranza, quei momenti scarichi, senza elettricità, quando sembra che la testa possa rilassarsi davvero, insieme a scadenze, orari, consegne, soddisfazione e frustrazione.

Tante cose da fare, e il dubbio e sotto sotto ho veramente Voglia di farle.

La voglia del suo profumo, e il mascara sul mio maglione. Mia madre che mi dice di non riempire di cenere i maglioni.

Raccolgo quello che è rimasto sul fondo, pago i miei 90 cents di cappuccio ed il sole è veramente venuto fuori, giallo, da lontano ha già fatto capire che farà anche un discreto show al tramonto, forse per farsi perdonare i tre giorni uggiosi di merda che abbiamo sopportato.

Ma quando si sta in casa, con i sorrisi giusti la pioggia è solo sfondo.

Scrivo in treno queste righe, il sole filtra dai finestrini del minuetto e batte sul portatile.
Meglio tornare al lavoro. Ho un paio di promesse da mantenere.

"fare tutto come se... vedessi solo il sole."
Elisa Toffoli

sembra stupido come testo. e invece...

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giovedì, gennaio 10, 2008

Povera acqua

Un paio di settimane fa stavo svuotando la mia bottiglietta di Acqua Egeria in un vaso contenente una specie di siepe nana potata con una certa violenza, davanti all'entrata dell' aeroporto di Ciampino.

Se c'è una cosa che non sopporto, per quelle briciole di sensibilità ambientale e civile che mi sono rimaste, è vedere buttata acqua e plastica senza rimorso, in quantità industriali, ai gate d'imbarco negli aeroporti.

Assurdo.

Abbasso lo sguardo e noto che sulla siepe ci sono un paio di occhiali da vista abbandonati. Mah.

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